Pittori senesi del Seicento
- Autore: Marco Ciampolini
- Anno: 2010
- Formato: 33x24 cm., 3 voll. cofanetto
- Pagine: 1248 pp., il
- ISBN: 978-88-7145-285-2
Seppur non esclusivo, quello sul Seicento senese è stato l’argomento principale dei miei studi. Ho iniziato a lavorarvi ancora studente sotto la guida di Fabio Bisogni, gli ho dedicato la laurea, poi gli studi successivi, confluiti in quattro mostre; quindi il dottorato, in cui ho cercato di raccogliere i contributi storico-critici fino ad allora prodotti. Quando ho intrapreso quest’opera, coordinato da Giuseppe Cantelli, avevo già in mente questo lavoro, che ne ripete, ampliandola, la struttura. Questo vuol essere un esteso repertorio, sul tracciato di altri già realizzati per diverse scuole del Seicento: ma vorrei fosse più articolato nelle voci delle singole opere fino a comprendere (quando ve ne fossero) anche i disegni preparatori e le riproduzioni incise.
Già nelle premesse il lavoro si presentava di dimensione vastissima, per non dire scoraggiante, quale poi si è a volte rivelato. Del resto, il fatto oggettivo è la natura di vera e propria scuola della pittura senese del Seicento, con una definita individualità e riconoscibilità diversamente da altri centri toscani (Pisa, Lucca, Arezzo) che afferiscono alle scuole viciniori. In tal modo la scuola senese è insieme con la fiorentina e la romana, la sola degna di tale nome nell’Italia centrale. Ma questo era cosa nota, così come l’importanza di numerose sue personalità, artisti di riferimento non solo per l’arte locale. Siena non rimase chiusa in un circolo ristretto – come altre pur prestigiosissime scuole italiane – né la sua espressione artistica fu provinciale, per quanto spesso attardata rispetto alle novità, che tuttavia si susseguirono a un ritmo assai veloce in un secolo che fece della sperimentazione la sua cifra. Ne fanno fede i committenti, fra i massimi del Seicento: da Cassiano del Pozzo a Giulio Mancini, dai cardinali Federico Borromeo, Richelieu, Leopoldo de’ Medici, Bernardino Spada, Flavio Chigi, ai granduchi Cosimo II e Cosimo III, ai papi Urbano VIII e Alessandro VII.
Aveva giocato in ciò il ruolo di Siena – cittadella della Controriforma – e il prestigio altissimo, a cavallo fra Cinque e Seicento, di Francesco Vanni suo traduttore con la tavolozza, che servì da traino per le generazioni future. La disponibilità su piazza di artisti ‘moderni’ in grado di rinnovare i vetusti decori e dare specularità figurativa al rinnovato ardore religioso, specie delle fervorose compagnie laicali, fu subito palese. Ne prese avvio una travolgente bramosia di rinnovamento che coinvolse gli innumerevoli edifici religiosi della città e del suo Stato, sostanzialmente (anche se grosso modo) le attuali province di Siena e Grosseto. A questa poderosa richiesta rispose una nutrita schiera di artisti, tutti operanti con precise direttive, espressioni delle mode del momento e soprattutto del gusto della committenza: questa, fu prima ancorata alla tradizione cinquecentesca, poi tardivamente si aprì al caravaggismo, infine fu ossequiosa alle scelte del papa senese Alessandro VII e della sua famiglia.
In questo lavoro abbiamo censito cinquantotto artisti, ma il numero sarebbe più consistente.