I castelli di Murlo
- Autore: Vincenzo Passeri introduzione di Mario Ascheri
- Anno: 1995
- Formato: 17 x 24 cm.
- Pagine: 176 pp., ill
- ISBN: 88-7145-098-1
Presentare questa nuova edizione della ricerca dedicata da Vincenzo Passeri ai castelli del territorio di Murlo è un piacere per più versi. Intanto, perché già avevo assistito al varo della prima edizione, per cui questa nuova pubblicazione è come una conferma della bontà della scelta editoriale fatta a suo tempo – ormai dieci anni fa. Ma soprattutto perché in così poco tempo – dieci anni sono niente nella storia della ricerca e della cultura – si è corso molto, quasi galoppato. Allora si era auspicato che la fatica del Passeri non rimanesse isolata, ma dovesse essere solo la prima di una serie dedicata a Murlo e al suo territorio. Ebbene, ora possiamo ben dire che quell’auspicio si è realizzato, e nel modo più pieno. A parte quanto è stato pubblicato nelle sedi specialistiche sull’importante insediamento etrusco di Poggio Civitate, basterà pensare ai recenti volumi su Le antiche officine del bronzo (Siena 1993) e sulla Granulazione etrusca (Siena 1994) sul versante antico, e a 1944: la liberazione di Murlo (Siena 1992), sull’altro versante, per rendersi conto che quell’impresa pioneristica non è rimasta isolata, ma è piuttosto una spia d’un nuovo interesse per la storia del territorio e delle sue variegate culture e vicende nel corso dei secoli.
Tanto più tutto ciò è vero, se si pensa che questa riedizione è stata di poco preceduta da un volume che può essere inteso come il doveroso pendant di questa ricerca. Si tratta della recentissima fatica di Mario Filippone che, usufruendo della valida collaborazione di tanti appassionati, ha potuto presentare una rassegna, ricca anche per il corredo fotografico e architettonico, delle chiese del territorio, (Il territorio di Murlo e le sue chiese. Una storia lunga mille anni, presso questo stesso Editore, 1994), utilizzando documenti antichi e moderni che è doveroso segnalare per il contributo notevole che recano alla storia della signoria vescovile sulla parte centrale della zona esaminata 1, e a insediamenti come quello di Montespecchio, oggi difficilmente immaginabili – isolati, inaccessibili e immersi come sono nel verde – come importanti centri religiosi 2. È un capitolo di storia religiosa che permette di vedere meglio il diverso sviluppo del territorio già vescovile e di quello (purtuttavia ora nel Comune di Murlo) incluso invece in passato nel dominio diretto dello Stato di Siena, e che richiama prepotentemente, e giustamente, all’attenzione di uffici pubblici e di forze private il problema della salvaguardia di un patrimonio notevole, accumulatosi nel corso dei secoli e ora destinato, in mancanza di interventi urgenti, a un rapido e drammatico deterioramento. Sarebbe un esito davvero beffardo, dopo che – anche grazie a queste pubblicazioni – si è riusciti a sensibilizzare agli aspetti culturali d’un territorio che sarebbe riduttivo valutare solo alla stregua di un’“area verde”.
Ma è tempo di tornare al Passeri per riconoscere che se c’era uno studioso adatto per questo lavoro grazie alla multiforme esperienza territoriale in suo possesso, questo era proprio lui. Non c’è bisogno di ricordare i suoi lavori più risalenti, come il lungo saggio dedicato alle origini del Comune di Siena pubblicato nel primo “Bullettino Senese di Storia Patria” pluriennale uscito dopo la guerra 3, o come estensore della bella guida alle località più interessanti e meno note della provincia pubblicata da Italia Nostra e dall’Ente Provinciale del Turismo 4, poi come paziente e preciso collettore dei toponimi della provincia dalle carte dell’Istituto Geografico Militare 5, e redattore delle schede relative ai castelli presenti nel territorio del Comune di San Giovanni d’Asso per la mostra sull’antica chiesa di San Pietro in Villore 6 fino a quelli più recenti, che ce lo presentano benemerito indicizzatore di fonti storiche senesi 7 e rilevatore, con la collaborazione di Laura Neri, di insediamenti nel grande catasto del territorio senese del primo Trecento 8.
Tutta una serie di ricerche omogenee, frutto di una vivace sensibilità storico-architettonica, che il Passeri aveva già potuto affinare in occasione della collaborazione al volume a più mani dedicato a I castelli del Senese (meritoriamente curato dal Monte dei Paschi di Siena nel 1976 e poi opportunamente oggetto d’una edizione accresciuta, 1985) che contiene un importante repertorio, di fatto un’indispensabile introduzione, con i doverosi primi dati storici e storico-architettonici, a ogni località dell’area senese-grossetana, quella cioè corrispondente grosso modo al territorio della medievale Repubblica di Siena 9. Il Passeri era la persona adatta a una ricerca sul territorio che doveva essere a un tempo documentaria e architettonica. E che metodologicamente l’impegno sui due fronti fosse positivo e senz’altro corretto, è ben dimostrato dai risultati, superiori a ogni aspettativa: castelli di cui prima non si conosceva che il nome, o neppure quello, sono stati da lui individuati, assieme a insediamenti antichi di cui si era persa completamente la memoria e che aprono nuovi problemi alla ricerca territoriale. Basterà confrontare i dati qui raccolti con quanto risulta dal repertorio cui prima si faceva cenno, per accertare concretamente i passi in avanti compiuti, molti e importanti: se per ogni Comune potessimo disporre d’una ricognizione analitica altrettanto seria ed estesa, potremmo ben dire di disporre finalmente d’una conoscenza di base del territorio, quanto meno degli insediamenti e del loro rilievo toponomastico oggi indispensabile per ogni intervento.
Noi che siamo vittime del recente caotico inurbamento abbiamo spesso perduto la nozione di quanto invece fossero popolose le campagne e i loro insediamenti. E se questo già era vero solo pochi decenni or sono, tanto più lo era prima della grande crisi del Trecento, che unitamente a una ristrutturazione del mondo contadino portò a un notevole ridimensionamento e depauperamento del patrimonio toponomastico: una bella, finissima documentazione di questo fenomeno l’ha offerta per il nostro territorio Paolo Cammarosano nel suo volume su Monteriggioni, un vero e proprio modello di ricerca microterritoriale 10.
Vero che il Passeri non ha voluto fare una storia di Murlo o del Vescovado e che ha concentrato la sua attenzione sulle emergenze architettoniche, ma collocandole nel tempo ha offerto dati di sicuro riferimento, per lo più, a chi cercherà di spiegare l’origine, lo sviluppo e – tante volte – la decadenza dei singoli insediamenti. Non era nei suoi propositi una storia complessiva del territorio comunale né dell’antico staterello vescovile – anche perché rimane tra l’altro da definire attraverso quali fasi si siano formati gli attuali confini comunali e quindi le loro divergenze rispetto all’antico “Stato” –, ma certo dalle sue schede si potrà partire per un primo orientamento sulle molte articolazioni di questo vasto territorio, oggi per molti aspetti omogeneo, ma in passato tanto più popoloso e differenziato – le schede del Passeri tante volte devono ricordare presenze signorili diverse da quella vescovile, o di grandi enti, come l’Ospedale senese di Santa Maria della Scala. Altri lavori saranno quindi necessari, in particolare per comprendere i rapporti ai vari livelli tra i diversi insediamenti (e quindi anche la loro diversa “fortuna”) in una valutazione d’assieme dello sviluppo territoriale, ma essi troveranno in queste pagine una prima solida base di partenza 11. Altro fondamento troveranno poi in un altro libro, dovuto alla penna di Narciso Mengozzi e opportunamente ristampato da Puglisi editore nel 1980, sul quale è ora utile diffonderci con qualche larghezza, visto che è tuttora indispensabile per un approccio di un qualche spessore alla storia del territorio di Murlo.