Dal fazzoletto rosso alle stellette
1944-1945: l’esperienza dei volontari senesi
- Autore: a cura di Fabio Masotti
- Anno: 2005
- Formato: 17 x 24 cm.
- Pagine: 246 pp., ill
- ISBN: 88-7145-215-1
1944-1945: l’esperienza dei volontari senesi
La sconfitta del fascismo, la fine del secondo conflitto mondiale e la conseguente nascita di uno stato italiano democratico e repubblicano rimandano la memoria collettiva del paese al periodo resistenziale e alle gesta di quello straordinario esercito di volontari – numericamente il più alto che la storia italiana abbia mai conosciuto – che combatté per quasi due anni contro fascisti e nazisti a fianco delle armate alleate. Il partigiano in armi ne è il simbolo e l’insurrezione generale del 25 aprile 1945 il suo momento culminante, l’epilogo vittorioso della Lotta di Liberazione che aveva coinvolto buona parte dell’Italia dopo l’8 settembre 1943.
All’interno di questa gloriosa esperienza, che anche in Toscana e nella provincia di Siena tanta importanza ebbe per la riconquista della libertà, ce ne è un’altra, certamente meno conosciuta ma non per questo secondaria, che dall’autunno 1944 all’aprile 1945 vede protagonisti tanti italiani i quali, in modo assolutamente volontario, vanno ad arruolarsi nel ricostituito esercito italiano per sconfiggere la dittatura fascista e porre fine alla tragica esperienza della guerra. Si formano così i “Gruppi di Combattimento” che, unitamente alle truppe dell’8a Armata britannica e della 5a Armata americana, combattono in Emilia-Romagna, in Lombardia e in Veneto contro i tedeschi e i loro alleati fascisti della Repubblica di Salò. I generali alleati non troveranno difficoltà a riconoscere l’apporto decisivo delle truppe italiane, e perciò dei volontari, per la vittoria finale.
Le vicende e le gesta dei Gruppi di Combattimento, formati da migliaia di uomini che spesso avevano alle spalle un’esperienza partigiana e che provenivano da regioni ormai liberate (Toscana, Umbria, Marche e Lazio), sono rimaste un po’ in ombra e consegnate alla storia come momento secondario all’interno della più generale esperienza della Lotta di Liberazione.
D’altra parte, anche a livello di testimonianze personali, mentre la guerra partigiana ha avuto occasione di essere ampiamente narrata e descritta dagli stessi protagonisti, quella dei “volontari della libertà” è stata a lungo taciuta. In questo panorama di silenzi, le uniche voci che con forza e convinzione si sono levate a ricordare questa esperienza sono state quelle di quegli italiani che riacquistarono la libertà proprio grazie al sacrificio di questi loro connazionali. Un esempio su tutti è quello della città di Alfonsine che da anni ha simbolicamente concesso ai volontari del “Cremona” la cittadinanza onoraria.
Con questa pubblicazione, l’Istituto Storico della Resistenza Senese intende contribuire a restituire verità a quella vicenda e ricordare a tutti che città come Bologna, Chioggia e Venezia, unitamente a tante altre città e paesi di quelle terre, riconquistarono la democrazia grazie anche a questi “volontari della libertà” i quali, proprio in virtù della loro scelta assolutamente libera e non motivata se non dalla convinzione precisa della necessità di continuare la lotta contro il fascismo e per la pace, trovarono la forza di riscattare la dignità di un popolo, quello italiano, che aveva subito la dittatura e la guerra fascista.
Fu una scelta difficile, quella dei volontari dei Gruppi di Combattimento, anche perché lo sfascio dell’esercito e dello stato italiano dopo l’8 settembre, la ricostituzione del partito fascista e l’adesione della Repubblica Sociale Italiana alla guerra nazista, pesavano come macigni e rischiavano di offuscare agli occhi delle forze alleate la determinazione degli italiani di voltare pagina e rifiutare definitivamente la dittatura. Scelta difficile anche perché, come già detto, questi uomini lasciavano alle spalle regioni italiane ormai pacificate, una democrazia finalmente riconquistata, i propri affetti, le proprie famiglie, talvolta il lavoro.
I giovani dei Gruppi di Combattimento – la stragrande maggioranza di essi aveva vent’anni o poco più – dettero un contributo determinante alla liberazione dell’Italia e a guerra finita, unitamente ai partigiani in armi e a tutti coloro che con i partigiani avevano collaborato in vario modo, consegnarono al futuro un paese in piedi, in grado di far valere le proprie scelte di democrazia, senza essere costretto a subire, come invece avvenne per lunghi anni alla Germania, le conseguenze di una sconfitta e la condanna di un’intera comunità mondiale.
Fu scelta difficile. E quando i volontari si presentarono alle Divisioni cui erano stati assegnati, le ragioni del loro arruolamento non vennero subito comprese da chi era militare di leva e non sognava altro che tornare a casa, come già avevano fatto tante migliaia di sbandati dopo l’8 settembre.
Come ricordano molte delle testimonianze che riportiamo, questa massa di nuove reclute fu, nel migliore dei casi, appena sopportata o scambiata per un “esercito di idealisti”. Ma proprio grazie alla determinazione e alle idealità che avevano mosso queste migliaia di combattenti le prime difficoltà e le prime incomprensioni furono presto superate, contribuendo a ridare slancio e convinzione a un esercito che proveniva da difficili esperienze e sconfitte militari. Un esercito, insomma, che ritrovò se stesso, una sua identità e una sua capacità operativa in virtù anche della presenza di questi “giovani col fazzoletto rosso” che si dovettero confrontare con le gerarchie militari delle stellette e con una disciplina certamente diversa da quella delle brigate partigiane da dove molti provenivano.
Dopo la vittoria sui fascismi europei la nuova Italia democratica si sedette a pieno titolo al tavolo dei vincitori e guardò con rinnovata fiducia a un futuro che aveva costruito durante la Lotta di Liberazione.
Nella provincia di Siena la mobilitazione dei partiti antifascisti e la loro capillare diffusione sul territorio favorirono l’arruolamento di centinaia di giovani che nel settembre 1944 e poi nel gennaio 1945 partirono rispettivamente per i centri di raccolta e smistamento di San Giorgio del Sannio e Cesano di Roma. La grande maggioranza di questi volontari senesi venne arruolata nel Gruppo di Combattimento “Cremona” e andò a combattere in Romagna e in Veneto a fianco dell’8a Armata britannica. Ci furono poi altri che, con ugual valore, combatterono nei Gruppi di Combattimento “Friuli” e “Legnano”. Da ricordare anche chi, una volta giunto a Cesano, scelse di andare volontario in Marina.
L’Istituto Storico della Resistenza Senese, nel quadro delle iniziative per il sessantesimo della Liberazione, presenta questo volume che mira a ricostruire la specifica esperienza dei volontari senesi il cui numero totale si avvicina alle 1.000 unità.
Il volume si apre con un intervento del professor Nicola Labanca, docente presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Siena, e prosegue con le testimonianze dei volontari di Siena, Abbadia San Salvadore, Colle Val d’Elsa, Poggibonsi e San Gimignano. Si tratta di testimonianze che, pur raccolte a distanza di molti anni da quella loro esperienza, risultano ancora oggi vive e attuali, in grado di ricostruire fatti, recuperare memoria e ripercorrere il clima politico e lo slancio ideale di quel lontano 1945.
L’ultima sezione del libro si compone di documenti inediti, articoli tratti da giornali dell’epoca, volantini della RSI, fotografie e attestati personali che permettono al lettore di approfondire il significato generale di quella scelta che ha ancora oggi un alto valore civile e un profondo significato, senza dubbio un prezioso aiuto per comprendere il nostro recente passato.