Ad occhi aperti

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Il paesaggio senese tra armonia e cemento

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  • Autore: Gianni Resti

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Guardo Siena dalle curve che precedono il borgo di San Martino in Grania. La vista sulla città è stupenda e distinguo bene la Torre del Mangia ed il campanile del Duomo. Osservo da lontano il centro storico che appare compatto e subito dopo riconosco la periferia che si perde nella vegetazione che la circonda da ogni parte. La distesa ampia che si apre di fronte alla città sembra avvicinarla alla Montagnola che segna in lontananza la linea dell’orizzonte. La campagna larga e aperta che accarezzo con gli occhi separa Siena dal mare delle Crete e dalle prime colline del Chianti senese.

Ho vissuto la mia infanzia in un piccolo paese circondato dalle colline che guardano Siena. I cocuzzoli di argilla ed i profili lievi dei colli ricoperti di vigne sono stati il mio primo paesaggio; hanno educato il mio sguardo di ragazzo. I campi coltivati digradavano allora verso la città attraverso i terrazzamenti del terreno. Non esistevano in quegli anni i filari che oggi “con perfezione geometrica scalano in verticale le colline e le solcano come tanti graffi sulla pelle” 1. I terrazzamenti più o meno estesi erano sorretti da pietre murate a secco e macchiate da piccoli licheni bianchi o color zafferano 2. Fino ad allora le colline intorno al paese avevano subito modificazioni marginali; poi nei decenni precedenti gli anni Duemila le ruspe hanno spazzato via i terrazzamenti modificando il paesaggio con grandi sbancamenti di terra necessari per impiantare nuovi ed estesi vigneti.

  • Autore Gianni Resti