La Terra in Piazza
Una interpretazione del Palio
- Autore: Alan Dundes e Alessandro Falassi
- Anno: 1999
- Formato: 16 x 24 cm.
- Pagine: 226 pp., il
- ISBN: 88-7145-019-1
Una interpretazione del Palio
Due volte ogni estate, per circa 90 secondi, dieci cavalli al galoppo descrivono tre giri completi della piazza del Campo, la piazza principale della città di Siena, trasformata in un ippodromo per l’occasione. I cavalli sono montati “a pelo” – senza sella – da fantini che indossano i colori di dieci delle diciasette contrade o quartieri di Siena. Il cavallo che arriva primo vince un largo stendardo rettangolare decorato con l’immagine della Vergine Maria. Sia questo stendardo, che la corsa stessa si chiamano palio.
L’osservatore attento non mancherà di rendersi conto che si tratta di una corsa assai diversa dalle solite corse di cavalli. Le sue particolarità più evidenti sono quelle che seguono:
1. La corsa è in onore della Vergine Maria.
2. Anche se decine, forse centinaia di milioni passano di mano, non ci sono scommesse.
3. Il vincitore riceve uno stendardo di seta come premio, ma sa che la vittoria gli costerà un patrimonio.
4. Chi perde riceve laute somme di denaro, ma nondimeno si dispera.
5. Il cavallo che arriva secondo è l’autentico sconfitto.
6. La nemica tradizionale del vincitore è pure sconfitta, anche se in effetti non ha preso parte alla corsa.
7. Prima della corsa, ogni cavallo viene condotto in una chiesa per una solenne benedizione.
8. Nei giorni immediatamente precedenti la corsa, i fantini sono sorvegliati a vista e non viene loro permesso di parlare con nessuno, tranne che alle loro guardie del corpo.
9. Durante la corsa i fantini si battono l’un l’altro, e spronano i loro cavalli con appositi nerbi ricavati dagli organi sessuali di vitelli da latte.
10. Dopo la corsa, chi vince succhia il biberon, e chi perde prende una purga.
Al turista di passaggio per Siena possono sfuggire alcuni dei particolari suddetti, e può non vedere altro che una “corsa di cavalli in costume”, per giunta brevissima. Può darsi perfino che si chieda se vale veramente la pena di investire tante energie – ad esempio nel trasporto dalla campagna della terra da mettere sulla pista o la costruzione di un amplissimo anfiteatro di palchi – per un evento che dura si e no un minuto e mezzo. Ma il turista non si può render conto che il palio non dura un minuto e mezzo: il palio si corre tutto l’anno e dura tutta la vita dei senesi che vi partecipano – e per comprendere a fondo tutti i complessi elementi culturali che entrano in lizza nella corsa di un palio, non bastano certo pochi secondi, ma piuttosto giorni, mesi, anni. In effetti, si può perfino dubitare che un singolo individuo, per quanto abbia studiato, possa arrivare a sviscerare il palio in tutti i suoi aspetti: il palio, infatti, è una miniera inesauribile di simboli, metafore, e modelli relazionali sociologicamente rilevanti.
È molto probabile infatti che parte del secolare fascino del palio derivi proprio da questa sua riluttanza a farsi ridurre a un sistema prefissato di regole. Con le sue infinite combinazioni di casualità e di umana manipolazione, il palio per i senesi ha costituito tanto un modello di comportamento quanto una valvola di sfogo emotivo. Non è possibile pensare a Siena senza far riferimento al palio, e viceversa, è impossibile concepire il palio al di fuori del contesto senese: l’anima della città vi è infatti riflessa in tutto e per tutto.
Fino a oggi, la maggior parte degli studi sul palio sono stati di indole storica, e si sono occupati sopratutto di indagare sui possibili rapporti tra il palio e forme più antiche di festività e di ludi cittadini. Inoltre, abbiamo a disposizione un gran numero di relazioni superficiali stese da viaggiatori occasionali. Tra questi vi sono stati dei letterati famosi, come Henry James, Ezra Pound e Aldous Huxley – è proprio al palio, infatti, che Huxley incontrò la sua seconda moglie Laura, che avvicinò lo scrittore per fargli stendere la sceneggiatura di un film sul palio. Ma la maggior parte di queste relazioni di viaggiatori contengono errori marchiani, e sembra proprio che non abbiano inteso né la sostanza né lo spirito del palio. Spulciando tra queste interpretazioni grossolane leggiamo:
Povera bestia! Ci si indignava a guardarlo fare del suo meglio, spronato e frustato dal fantino, e disorientato dai colpi sulla testa e sul collo di nemici invisibili: ma sappiamo bene che gli Italiani non hanno alcun sentimento per gli animali, e sono la quintessenza di tutto quanto vi è di poco sportivo (Anon., The Siena Races, 1899).
“Il marcio all’interno del frutto, che l’aveva guastato ormai per intero, era l’anarchia di questa corsa […] ben peggio del barbarismo Rinascimentale, perché anche nel Rinascimento c’erano delle regole da obbedirsi – a meno che scavalcarle non fosse più vantaggioso – e non vi era certo questa assenza completa di norme e di rispetto per la vita che finisce per fare di ogni palio un potenziale massacro” (Timothy Beaumont, Barbarians of Siena, 1970).
Ma oltre a tutti questi resoconti dilettanteschi ce ne sono stati altri più sensibili al significato di quella che può considerarsi una espressione unica dello spirito umano: Questa ricerca segue è volta a descrivere il palio contemporaneo nei suoi vari aspetti, e a mettere in evidenza la sua funzione come espressione fondamentale della vita nella Siena del ventesimo secolo. Dopo aver passato in rassegna quello che si sa delle origini storiche del palio, discuteremo la natura della contrada, una particolarissima unità socio-politica senza la quale il palio nella sua forma attuale non potrebbe esistere. Poi ci volgeremo ai complessi preparativi per il palio, inclusa la selezione e l’assegnazione dei cavalli alle contrade e i negoziati segreti che vengono stipulati tra le contrade stesse. Anche il giorno del palio con la benedizione del cavallo nell’oratorio di contrada e lo splendido corteo in costume che dura quattro ore verrà descritto nei minimi particolari. Un intero capitolo è dedicato alla corsa vera e propria, mentre un esame del posto del palio nella vita quotidiana dei senesi, e l’analisi delle molte varianti di una singola canzone del palio, concluderanno la parte descrittiva ed etnografica del nostro lavoro. In un capitolo conclusivo abbiamo cercato di interpretare il palio in termini di principi strutturali e di modelli simbolici.
Naturalmente non pretendiamo che sia possibile ridurre una festa fatta di costumi, di dramma, di rito e di canti alle parole impresse su una pagina a stampa, ma speriamo di essere in grado di comunicare anche a non-senesi che cosa il palio è – suggerendo al contempo alcuni dei motivi per cui la gente di Siena continua a parteciparvi con entusiasmo tanto appassionato e genuino.