Ettore Bastianini
- Autore: a cura di Alessandro Rizzacasa, testi di Elvio Giudici, Eva Pleus, Alessandro Rizzacasa, Guido Tartoni, Fulvio Venturi
- Anno: 1999
- Formato: 17 x 24 cm.
- Pagine: 208 pp. ill.
- ISBN: 88-7145-162-6
L’idea di commemorare Ettore Bastianini con un libro dedicato alla sua arte sorse in vista del 1997, anno in cui cadde il trentesimo anniversario della scomparsa. Avremmo voluto pubblicarlo allo scoccare di quella ricorrenza, ma il progetto, purtroppo, non poté concretizzarsi per tempo.
Le celebrazioni sono scadenze importanti che servono a sollecitare una riflessione o a incoraggiare una particolare e sentita forma di approfondimento che superi un interesse magari continuo, diffuso, ma scarsamente focalizzato. Possono però servire anche a riscoprire, o a tentare di restituire un meritato lustro a chi, per mille ragioni, è scivolato un po’ fuori dalla considerazione comune, magari a onta dei propri indubbi meriti.
Una parte di tutti questi motivi vanno a comporre la pulsione che ci ha spinto a realizzare il presente lavoro su Ettore Bastianini: la ricorrenza in vista della quale cominciammo a lavorare, vissuta come uno sprone, ci ha incoraggiato nel compiere quanto da tempo avevamo in animo. Oggi siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissatoci e licenziamo con grande soddisfazione il presente lavoro.
Come noto alla maggior parte dei cultori dell’opera lirica, Bastianini, nonostante la brevità della carriera, ebbe la capacità di affermarsi ai massimi livelli del circuito internazionale e di comparire in allestimenti che hanno fatto storia. La bellezza assoluta della voce e la presenza di grandissimo impatto sul palcoscenico furono i tratti più evidenti della sua statura d’artista che gli consentirono di imporsi in breve tempo; naturalmente anche altre furono le caratteristiche che gli permisero di bruciare le tappe, ma per una larga parte della critica, sin dai tempi in cui riscuoteva i maggiori consensi, gli unici meriti che gli competevano potevano ridursi ai due principali sopra enunciati. Spesso infatti il canto di Bastianini – la valutazione per molti vale tuttora – era considerato carico di difetti o addirittura veniva, e viene, preso a modello negativo, equiparandolo a quello di colleghi a lui contemporanei dei quali una attenta analisi ha, nel tempo, definito con sufficiente precisione il reale valore storico.
In sostanza, Bastianini venne e viene visto da autorevoli critici come un prodotto del malcanto degli anni Cinquanta così come sono stati indicati essere, con diverse argomentazioni, anche altri notissimi artisti coevi. Rodolfo Celletti scrive: “La saga dei Di Stefano, dei Del Monaco, dei Gobbi, dei Bastianini e simili corruppe la tecnica e il gusto non soltanto di molti cantanti, ma del pubblico e perfino di una parte della critica.” (Rodolfo Celletti, Cantare Verdi in Memorie d’un ascoltatore, p. 164, Milano, Il Saggiatore, 1985).
Bisogna affermare subito che i rilievi di questa parte di specialisti tendono troppo a generalizzare e a non considerare certi basilari elementi che rivelano quanto Bastianini fu profondamente diverso dai “modelli negativi” sopra ricordati. Il baritono senese infatti, pur figlio della sua epoca e quindi prodotto dello zeitgeist che la compenetrava, aveva una propria dimensione specifica estranea a quegli eccessi e cadute di gusto o a quell’involuzione tecnica attribuita agli “anni Cinquanta”, di cui Del Monaco, Di Stefano e Gobbi sono stati elevati a simbolo.
Convinti di questo abbiamo lavorato per cercare di far uscire la memoria di Bastianini da una valutazione a nostro giudizio distorta, che impedisce di considerare come pacifica l’appartenenza del Senese all’olimpo dei grandi.
Il presente libro ha un indirizzo variegato: preziosa si rivela, vibrante di passionalità, la parola di Eva Pleus, testimone diretta delle stagioni viennesi che videro letteralmente furoreggiare Bastianini e di cui ella lascia trasparire il vulcanico articolarsi nella forte tensione, chiaramente avvertibile, caratterizzante il suo contributo critico.
Assolutamente equilibrato, e per questo esemplare, è il saggio di Elvio Giudici che definisce, con argomentazioni rigorose ed illuminanti, il valore di questo cantante così come ci resta nelle incisioni discografiche.
Guido Tartoni puntualizza con ponderatezza e fondate argomentazioni quanto Bastianini debba al suo tempo, ma soprattutto quanto in quel tempo egli abbia seminato: un contributo che sottolinea come non si possa per nessuno prescindere da una calibrata contestualizzazione storica.
Gli altri scritti si inseriscono anch’essi in considerazioni di ordine storico e tentano di fornire un quadro di riferimento il più possibile utile a una ricollocazione adeguata di Bastianini nell’alveo dei cantanti di alto lignaggio.
Ecco dunque una ricognizione delle posizioni critiche che lo hanno posto al centro della loro indagine, una attentissima e argomentata analisi del ruolo ricoperto da Ba stia nini sia come basso che come baritono e soprattutto un omaggio al suo spirito senese. Quest’ultimo aspetto abbiamo ritenuto che fosse particolarmente importante: se egli non fosse nato a Siena molti suoi atteggiamenti sarebbero stati sicuramente diversi, la sua mentalità non avrebbe avuto le stesse caratteristiche, la sua dimensione umana, inseparabile, se non in modo assolutamente astratto da quella del cantante, sarebbe risultata con caratteristiche decisamente differenti da come sembrano rivelarsi oggi.