Buonanotte bestioline

Emily Dickinson apre una sua poesia così: «Io abito la possibilità…».

Il mondo immenso di Emily era il suo giardino dove il filo d’erba era il principe ereditario e dove api inguainate in abiti di miele e rane con pochettes di coccodrillo si davano convegno, come a una prima dell’opera. E cos’altro ancora aizzava la sua poesia contro la realtà così come la ingoiamo?

Ah sì! Shakespeare e la Bibbia! E niente più.

Sul terreno dolce della Toscana, fra declivi e paesini, Barbara e Carlotta si danno convegno per far vivere storie fatte con la trama dei colori, intrecciata in tante parole sfaccettate, sfacciate, a tratti commoventi.

Eccolo qui il vademecum per i buoni sogni.

In ogni pagina si narra di territori conosciuti, ai quali solitamente non si dà valore, per il solo fatto di possederli.

La fantasia di carlottabarbara si fonde e si sa che le favole hanno le ali lunghe, ci portano a incontrare l’ignoto nel noto: aironi, grugniti, il geco svitato, rime in salsa di rana.

Da ieri sera, dopo aver letto le mie fiabe avant de dormir, mi sono immaginata bambina, per mano a queste due guerriere della narrazione multicolore, quella capace di sconfiggere la realtà a colpi di immaginazione. Una guerra buona, di quelle che fanno ridere, e re-suscitano i sogni.

Anche quei sogni di chi bambino non lo è più, ma che nel meraviglioso atto del narrare ai propri figli lo ridiventa. Nelle favole c’è posto per tutti.