Cicloeroi - Il ciclismo eroico, 1891-1914
I libri de L’Eroica 3
- Autore: Carlo Delfino, Giampiero Petrucci
- Anno: 2010
- Formato: 16 x 24 cm
- Pagine: 168 pp., ill
- ISBN: 978-88-7145-304-4
I libri de L’Eroica 3
Ogni famiglia dovrebbe rispettare e ricordare i suoi antenati, ogni popolo dovrebbe onorare i suoi Eroi. Il ciclismo da oltre 130 anni può essere paragonato ad una grande famiglia (o ad un grande popolo) in cui però non sempre si ricordano e si rispettano antenati ed “eroi”. Basta guardare cos’è diventata l’attività agonistica negli ultimi vent’anni, come l’UCI abbia stravolto la tradizione: si sono svolte prove di “Coppa del Mondo” o addirittura Mondiali in Gran Bretagna, in Canada, perfino in Giappone! Il “Pro Tour” ha completato il quadro, con corse sconosciute innalzate improvvisamente a gare di altissimo prestigio. Al “Giro d’Italia” abbiamo visto scomparire la “maglia ciclamino” e realizzare un GPM alla quota di 49 m s.l.m. Non parliamo poi del doping, di Pantani e Riccò, dei “NAS” o dei vincitori improvvisi che durano al massimo una mezza stagione. Insomma, il ciclismo è cambiato, ovviamente in peggio ed a noi non piace per niente.
Anche perché più si scava nella Storia (rigorosamente sempre e solo con la “S” maiuscola), più si scoprono fatti e personaggi straordinari, gare ai limiti delle risorse umane, avventure quasi incantate in un mondo fiabesco dove alla fine i “più buoni”, anzi i “migliori”, generalmente trionfano (oggi è cosi?) e non per una volta soltanto. L’epoca dove tutto era ancora possibile, ovviamente in meglio, mentre ora ci attendiamo sempre nuove sorprese, ovviamente in peggio!
Un’epoca in cui la bicicletta soppiantava il cavallo e le strade non sembravano avere confini: si svolgevano gare di 1000 km tutti d’un fiato, il gareggiare di notte era una cosa “normale”, i corridori erano i nuovi esploratori alla ricerca dei limiti umani. Eravamo nell’ultima decade dell’800 e tutto era vòlto alla “modernità”, al sogno realizzabile: Verne ipotizzava viaggi al centro della Terra o sulla Luna e si parlava di fantascienza, i corridori (più modestamente) si limitavano alla “Parigi-Brest-Parigi” e non era fantaciclismo…
In quegli anni, a partire dal 1890, il ciclismo su strada visse la sua prima “evoluzione” o, meglio, la sua prima “rivoluzione”. L’invenzione della trasmissione a catena, gli pneumatici, la curva del manubrio rivolta in basso portarono alla bicicletta moderna e, con essa, le corse assunsero un’importanza sempre crescente. La Francia, evidentemente particolarmente incline alle “sommosse” sconvolgenti, fu indubbiamente la fucina della “rivoluzione ciclistica” così come lo era stata di quella storica del 1789: “Bordeax-Parigi”, “Parigi-Brest-Parigi”, “Parigi-Roubaix” e “Tour de France” furono i baluardi su cui si posero le fondamenta del ciclismo “moderno”. Ma quel periodo, denominato inizialmente “primordiale” e poi (più giustamente) “eroico”, durò a lungo, praticamente 25 lunghi anni: ogni Nazione infatti, chi prima chi dopo, sulla falsariga del movimento francese, ebbe le sue prime corse ed i suoi primi campioni, riuscendo poi faticosamente a rivaleggiare con i fuoriclasse transalpini in un crescendo di emozioni palpitanti, con migliaia e migliaia di tifosi pronti ad acclamare i propri beniamini e soprattutto a leggerne le gesta su giornali e riviste. La “Prima Guerra Mondiale”, iniziata nell’Agosto del 1914, stroncò definitivamente l’era irripetibile: un’era che non può, anzi non deve, essere dimenticata!
Oggi una manifestazione su tutte non dimentica quell’epoca dorata: “L’Eroica”. I cultori della storia ciclistica, delle imprese epiche ai limiti dello sfinimento, della strada bianca, della polvere e del fango troveranno in queste pagine echi memorabili di un periodo che, nel suo piccolo e grazie a passione ed entusiasmo incommensurbaili, “L’Eroica” vuole mantenere vivo e tramandare. Perché queste sono le nostre radici, le nostre origini, la nostra Storia. Scorrendo le pagine, sarà inevitabile un confronto con il ciclismo di oggi. Ognuno può avere ovviamente la propria opinione ma è indiscutibile che gli Eroi meritano rispetto. In molti, purtroppo, in particolare su stampa e tv, dimenticano troppo facilmente.