I Colori di Siena

I Colori di Siena Ingrandisci

Gli intonaci decorati del centro storico

Maggiori dettagli

  • Autore: Elena Matteuzzi
  • Anno: 2016
  • Formato: 17x24
  • Pagine: 112
  • ISBN: 97888 7145 360 6

20,00 €

3 Articoli disponibili

Come tutte le città, Siena è una città di colori. E più si va indietro nella storia, più colorato appare il suo volto. Infatti, nel Medioevo non emerge soltanto il colore dei fronti, costruiti con pietra calcarea (detta “pietra da torre”) e mattoni quanto meno scialbati per proteggere la muratura, perché fino al Tre-Quattrocento i muri degli edifici esibivano un ricco apparato di componenti come ballatoi, tettoie, ferri ed aste per il supporto di tende esterne e oggetti d’uso comune, e inoltre drappi preziosi per la decorazione, fenomeno di cui oggi rimane un piccolo ricordo nelle bandiere delle Contrade esposte in alcune occasioni prestabilite. Perciò, nel Medioevo le strade apparivano come un enorme tavolozza con i colori dei vari materiali del “sistema facciata”: non solo pietre e mattoni, ma anche legno, ferri e tessuti. Questo sistema era inoltre oggetto di continue trasformazioni dovute ai cambiamenti del tempo atmosferico e ai bisogni quotidiani.

Successivamente, anche se questo aspetto mutevole si calma nei secoli seguenti, i colori rimangono un elemento dominante del paesaggio urbano. Il sistema facciata si semplifica, attribuendo maggiore importanza ai muri dei fronti: sempre meno nascosti dietro l’apparato di sovrastrutture, e perciò maggiormente visibili, vengono infatti arricchiti con elementi architettonici a loro volta policromi; in casi di particolare importanza si possono addirittura immaginare anche azzurri intensi e dorature, come dimostrano le tracce scoperte sulla facciata del Palazzo Pubblico.

Nel Quattrocento, quando i fronti prospicienti le strade e le piazze principali hanno oramai perso le grosse “sovrastrutture” diventando “facciate puramente architettoniche”, aumenta la varietà sia nell’articolazione architettonica sia nei materiali lapidei utilizzati. Infatti, con maggiore frequenza rispetto ai periodi precedenti vengono utilizzate pietre finora meno considerate, come la grigia pietra serena e l’arenaria gialla, e accanto al linguaggio del gotico trecentesco si introducono modelli fiorentini.

Nel Cinquecento le sfumature cromatiche si arricchiscono con la tecnica sofisticata dello sgraffito; mentre il Barocco aggiunge e introduce un nuovo gusto cromatico, preferendo i colori pastello.

Rimangono comunque ben presenti i colori tradizionali, e cioè il rosso dei mattoni e il grigio della pietra da torre, quest’ultimo associabile alla vecchia nobiltà che aveva costruito le torri gentilizie e successivamente, nel secondo Quattrocento, i palazzi dalle facciate a bugnato. Il rosso del mattone invece è legato indissolubilmente alla splendida facciata del Palazzo Pubblico e alla caratteristica pavimentazione di piazza del Campo, espressione della nuova élite mercantile del Governo dei Nove. A questi materiali e colori dell’identità senese si aggiungono il bianco e il nero della cattedrale (poi rispecchiati anche dalla Balzana), che rimangono presenti in luoghi centrali, anche e soprattutto proprio dove gli interventi voluti da papa Alessandro VII Chigi con l’isolamento del Duomo vecchio e la costruzione ex novo del palazzo arcivescovile, travolgono l’assetto urbanistico di questo rione. Anche la soprelevazione delle ali del Palazzo Pubblico sul finire del Seicento e l’ampliamento di Palazzo Sansedoni nel Settecento rappresentano begli esempi dell’intenzione di lasciare vivo in luoghi strategici il ricordo del periodo di massimo splendore, continuando dal punto di vista morfologico e cromatico, sebbene in modo semplificato, la tradizione trecentesca.

Continua dunque la festa dei colori che mantengono la loro vivacità. A Siena resta infatti alta la sensibilità per l’importanza dei colori nel paesaggio urbano, come dimostrano ad esempio i concorsi sostenuti dal Monte dei Paschi di Siena nei primi anni del Novecento per il restauro delle facciate nei quartieri degradati. Eppure, fin dal Settecento, anche se probabilmente a Siena in misura più contenuta, emerge una divergenza concettuale sull’architettura e i colori: infatti, se da un lato non si perde la coscienza che l’architettura, in tutte le epoche, si combinava sempre ai colori, dall’altro appare la nuova estetica del Neoclassicismo, influenzata dalle teorie del Palladio, che tende ad associare al costruito soprattutto la pura forma. Rispetto all’architettura, il colore sembra quindi diventare quasi un elemento estraneo, e nella coscienza collettiva europea si diffonde prevalentemente questo concetto. Infatti, il legame architettura - colore crea sorpresa: chi entra nel Pantheon si stupisce per la policromia dei marmi romani che rivestono il pavimento e il tamburo; mentre chi visita Chartres associa i colori soltanto alle vetrate e rimane quasi scandalizzato dalle proiezioni notturne che ricostruiscono l’incredibile ricchezza cromatica della facciata del transetto settentrionale, e quando entra nella cattedrale non crede ai proprio occhi vedendo uno splendido spazio chiaro, appena restaurato, i cui dettagli architettonici principali sono evidenziati da accenti dei colori sottili ma forti. Chi infine pensa a Le Corbusier, immagina forme essenziali e materiali crudi, non piani e superfici colorate.

Al riguardo, è indicativo il fatto che la bellissima collana monumentale “Storia dell’architettura italiana”, edita dalla Electa tra la fine del Novecento e l’inizio del XXI secolo e riccamente illustrata, presenta tutto il materiale iconografico in splendide fotografie in bianco e nero.

Se per noi, oggi, architettura e colore si trovano in contrapposizione, abbiamo bisogno di ribadirne l’importanza. A Siena questo è successo: vengono in mente le attività del CERR che ad esempio, nel 2001 ha organizzato il convegno internazionale “Il colore delle facciate: Siena e l’Europa nel Medioevo”, o dell’Archivio Comunale che ha catalogato, in occasione di una mostra nel 2007, i disegni presentati nel 1901 al Concorso per restauri alle facciate delle case, conservati nell’Archivio della Banca Monte dei Paschi di Siena.

Elena Matteuzzi, con il suo meticoloso lavoro su I colori di Siena, continua questa tradizione. Il materiale che ha sotto le mani lo illustra da più punti di vista: sintetizza il contesto storico, riassume gli aspetti tipologici e morfologici e spiega i lati tecnici. Così, con grande impegno e amore, ci porta a scoprire una ricchezza spesso dimenticata, sottovalutata e maltenuta.

Perlustrando il centro storico di Siena, l’Autrice individua centinaia di facciate dipinte, spesso degradate o addirittura ormai scomparse (il lavoro di ricognizione è stato infatti eseguito nell’ottobre 2006), che meritano attenzione perché fanno parte di una Siena poco percepita e dal volto classicista, che dal punto di vista stilistico ha ben poco a che fare con la Città gotica. Questa nuova Siena ha origine nel Quattrocento, quando per motivi politici i Piccolomini importano nell’architettura cittadina elementi del Rinascimento fiorentino e, grazie all’influenza di Francesco di Giorgio Martini, anche anticheggianti, che influenzeranno sempre più i nuovi progetti nella città fino a diventare il linguaggio generalmente accettato non solo entro i confini del nuovo Granducato. La maggioranza delle facciate senesi è oramai caratterizzata da uno stile derivato dal primo Cinquecento romano, e la loro morfologia standardizzata con le sue coloriture rimane dominante anche nei restauri successivi al terribile terremoto del 1798. Accanto agli edifici più o meno trasformati che documentano i lontani periodi della Siena libera e fiera, queste nuove facciate con i loro colori vivaci sono tutt’ora una parte importante della città che si trasforma. C’è da augurarsi quindi che anche questo aspetto di Siena ottenga più attenzione e cura, perché profondamente radicato nella nostra tradizione ed espressione autentica della nostra cultura. Infatti, i fronti esaminati dall’Autrice si collocano soprattutto nell’Ottocento e primo Novecento, e così questo lavoro fornisce un contributo importante per valorizzare le ricchezze di una città in continua trasformazione.

 

Matthias Quast, gennaio 2016

  • Autore Elena Matteuzzi
  • Anno 2016
  • Formato 17x24
  • Pagine 112
  • ISBN 97888 7145 360 6