Il Chianti senese

Il Chianti senese Ingrandisci

Masse orientali di Siena - Castelnuovo Berardenga - Gaiole in Chianti -

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  • Autore: Elisabetta Avanzati e Marco Ciampolini
  • Anno: 2001
  • Formato: 15 x 24 cm.
  • Pagine: 152 pp., ill
  • ISBN: 88-7145-171-8

7,50 €

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Con il nome di Chianti Senese si è inteso denominare il vasto territorio di nord est della provincia di Siena, comprendente quattro comuni: Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, Castellina in Chianti. In realtà, per quanto queste terre si trovino in prossimità di Siena, solo il comprensorio del primo di questi comuni è assimilabile storicamente, culturalmente e politicamente a quella città. I territori degli altri quattro comuni, eccetto alcune zone più periferiche di Gaiole e Castellina, sono stati in passato, fino alla proclamazione del napoleonico Regno d’Etruria (quando furono aggregati al Dipartimento d’Ombrone e quindi allo Stato di Siena), sotto il dominio politico di Firenze. Essi facevano infatti parte già nel XIV secolo della cosiddetta “Lega del Chianti”, dipendente dalla Repubblica fiorentina, della quale Radda era capoluogo. Fatto curioso è che lo stemma della Lega era quel gallo nero in campo oro rimasto poi simbolo, conosciuto in tutto il mondo, del vino prodotto in queste terre.

Questo ha fatto sì che se nel comune di Castelnuovo Berardenga, il più vasto del Chianti, troviamo ville e possedimenti della nobiltà di Siena, con opere d’arte realizzate da artisti senesi, negli altri tre comuni abbiamo invece come possidenti e committenti famiglie di Firenze – fra le quali spicca quella originaria del territorio chiantigiano dei Firidolfi Ricasoli – e anche la produzione figurativa fiorentina prevale sulla senese.

Il periodo storico più significativo e interessante per il Chianti è sicuramente quello medievale, quando le sue vicende di terra di confine furono strettamente unite a quelle politiche fra Siena e Firenze. È infatti a questi secoli che risalgono i resti di molti fortilizi, come quelli di Montegrossi, Monteluco a Lecchi, Tornano e Brolio, e di pievi e conventi fortificati come quelli di San Polo in Rosso e San Salvatore della Berardenga. Anche le architetture religiose più considerevoli sono del periodo romanico, come le pievi di Pacina, Spaltenna, Sant’Agnese e non sono da tralasciare le testimonianze medievali, di edifici civili ancora visibili e oggi inglobati in abitazioni signorili o rurali. Poche testimonianze rimangono invece della pittura due-trecentesca. Tutto ciò che di amovibile di quel periodo rimaneva nelle chiese è stato tolto per motivi di sicurezza, ed è oggi custodito presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici in attesa di essere ricollocato in musei locali.

L’importanza strategica ed economica che questa area geografica svolse nei secoli precedenti la conquista ispano-medicea di Siena (1555), è testimoniato anche dall’incarico ricevuto dal senese Antonio di Checco Petrucci da parte dei Visconti di favorire la penetrazione Aragonese in Toscana, per il controllo del Mediterraneo occidentale. Nel 1452 gli Aragonesi occuparono il castello di Rencine e inflissero danni gravissimi a tutta la popolazione del Chianti. Venticinque anni dopo nacque una lega fra Ferdinando d’Aragona, Sisto IV e la Repubblica senese per cacciare i Medici. Furono espugnate Rencine, Castellina, Radda e Brolio, che cadde il 13 settembre 1478. Nel 1483 i Senesi restituirono i castelli occupati. Questi avvincenti fatti storici danno, a nostro avviso, piena giustificazione dell’inserimento nei nostri itinerari di alcuni siti talvolta caratterizzati solo da pochi resti architettonici.

Bisogna infatti precisare che talvolta il significato della visita sta proprio nel fascino che magari poche tracce di mura ancora conservano, per le memorie di battaglie e scontri di cui furono testimoni e che hanno animato e per secoli insanguinato queste verdi colline, in un Chianti tanto più aspro di quello attuale. Non è da sottovalutare inoltre il fatto che la maggior parte delle volte questi ruderi sono situati in luoghi di una bellezza paesaggistica mozzafiato, che già da sola dà piena giustificazione a una loro visita.

Persa l’importanza strategica, il Chianti divenne un’area periferica e tranquilla. A partire dal Cinquecento le stesse fortificazioni furono trasformate in residenze per la villeggiatura dei nobili; si costruirono nuovi casolari isolati, si addossarono abitazioni alle superflue mura di protezione dei vecchi borghi, si operarono disboscamenti per uso agricolo. Il nuovo si addossò al vecchio quasi spontaneamente, senza traumi, creando un insieme paesaggistico-architettonico di straordinaria armonia che tuttora sopravvive. Anche le chiese rinnovarono i loro arredi, e stavolta con traumi assai evidenti, ci consola il fatto che spesso queste innovazioni furono affidate a notevoli artisti come i Senesi Francesco Vanni e Sebastiano Folli o i Fiorentini Alessandro Allori o Francesco Curradi, le cui opere ancora in gran parte sussistono negli altari per i quali erano nate.

Si è poi creduto opportuno aggiungere alla trattazione dei territori di questi quattro comuni quella della parte del Comune di Siena, le cosiddette Masse dei Terzi di Camollia e di San Martino, a diretto contatto con i territori chiantigiani. Questa aggiunta ci sembrava necessaria in quest’area, ricchissima di architetture e opere d’arte di assoluto valore spesso tralasciate anche dal turismo più attento, rappresenta la naturale prosecuzione del Chianti fin quasi alle porte di Siena, e inoltre ospita l’importantissima basilica dell’Osservanza, ancora oggi assai ricca di arredi risalenti ai secoli XIV, XV e XVI.

La Guida è divisa in Comuni ed è organizzata in itinerari che intendono dare al fruitore tutte le informazioni necessarie per scoprire e conoscere le attrattive ambientali, storiche e artistiche del “Chianti Senese”: dal paesaggio, al tipo di strada, dal chilometraggio, agli eventuali orari di apertura delle chiese al cui interno si conservano opere d’arte degne di nota e che però risultano visitabili solo in determinati giorni e ore. Per quanto riguarda le residenze private, dobbiamo precisare che alcune di esse, per quanto interessanti, non sono state trattate poiché non accessibili alla visita neppure esternamente. La rigidità dei criteri di suddivisione da noi usati, dettati dal rispetto delle suddivisioni amministrative territoriali che in gran parte rispecchiano quelle antiche, ci ha portato a volte a non inserire negli itinerari luoghi e edifici, che per quanto contigui a quelli descritti rientravano in circoscrizioni diverse. Ad esempio dopo la chiesa di San Polo in Rosso, nel comune di Gaiole, non abbiamo subito trattato di quella prossima di San Giusto in Salcio, poiché rientrante nel territorio di Radda. Il fruitore della guida per utilità, avvalendosi delle incluse piantine, potrà adattare a suo piacimento gli itinerari.

A una breve introduzione storica delle località, segue la descrizione degli edifici e delle opere d’arte al loro interno custodite. I luoghi, le architetture e i manufatti sono stati tutti ripercorsi e nuovamente esaminati, ciò che ha permesso di rettificare le notizie su edifici, pitture e sculture, rendendo il volume anche un utile strumento critico sulla produzione figurativa esistente del “Chianti senese”.

  • Autore Elisabetta Avanzati e Marco Ciampolini
  • Anno 2001
  • Formato 15 x 24 cm.
  • Pagine 152 pp., ill
  • ISBN 88-7145-171-8