Tuscania
Città e necropoli d’Etruria
- Autore: G. Dennis, E. C. Hamilton Gray, a cura di G. Colonna
- Anno: 2000 - 2a ed.
- Formato: 14 x 21 cm.
- Pagine: 80 pp. ill.
- ISBN: 88-7145-004-3
Città e necropoli d’Etruria
Non è mia intenzione tessere la storia degli scavi che i Campanari - specialmente Vincenzo e il primogenito Carlo - praticarono con straordinaria bravura e fortuna, tra il 1828 e il 1845 circa, da Vulci a Bomarzo, da Tuscania a Poggio Buco, da Ischia di Castro a Falerii Novi. Nè è mia intenzione seguire i Campanari - Carlo e specialmente Domenico - nelle fruttuose imprese commerciali, che li portarono a stabilire, primi tra i grandi mercanti d'arte italiani del secolo scorso, duraturi legami con Londra ed il collezionismo inglese, aprendo la via che sarà poi percorsa dai Castellani. Né, infine, è mia intenzione esaminare l'opera scientifica e letteraria, tutta di dignitoso livello, prodotta da Vincenzo e specialmente da Secondiano. Vorrei invece toccare un aspetto dell'attività dei Campanari assai poco noto, ma rivelatore di una mentalità e di un gusto spiccatamente moderni, cioè in linea coi tempi, ed anche anticipatori. Mi riferisco all'attività di divulgazione culturale ed in particolare agli allestimenti espositivi e museali da essi curati.
La misura di quel che i Campanari fossero capaci di fare in questo campo, sorretti dalla vastissima e diretta esperienza maturata sui cantieri di scavo, è data dall'esposizione di antichità allestita a Londra in Pall Mall - la via di Christie's - sullo scorcio del 1836. Inaugurata verso la fine di gennaio del 1837, pochi giorni prima che fosse inaugurato a Roma il Museo Etrusco Gregoriano, la Mostra rimase aperta a lungo e fu illustrata da un ottima guida a stampa, che metteva in risalto lo scopo dell'iniziativa, ossia l'introduzione al mondo, ancora pochissimo noto in Inghilterra, delle tombe etrusche. Entrando nel pianterreno il visitatore era posto di fronte ad una facciata di tomba del tipo più frequente tra gli etruschi, ossia del tipo di Castel d'Asso e di Norchia, fregiato della solenne iscrizione parietale ECA SUTHI NESL. Dalle guance della porta gli si facevano incontro due Caronti dipinti: la camera in cui si trovava riproduceva nei minimi dettagli l'interno di una tomba di Tuscania, con un sarcofago scolpito, un secondo sarcofago più piccolo, da bambino, un cippo con finta porta e copiosa suppellettile. Seguiva l'interno di una seconda tomba di Tuscania, reso eccezionale dalla presenza di due finte porte scolpite sulle pareti laterali: lo arredavano quattro sarcofagi con coperchio e cassa decorata e ancora suppellettile, sparsa in terra e appesa alle pareti. L'aspetto della ricostruzione è conservato da alcuni disegni1, comprovanti la serietà con cui i Campanari usavano lavorare. Due dei sarcofagi avevano coperchi dischiusi, sì da far osservare, all'interno, le oreficerie e gli altri oggetti che con effetto sapiente erano disposti intorno ai resti degli scheletri. Si era quindi introdotti nell'interno di due tombe dipinte di Tarquinia, la tomba delle Bighe2 e quella del Triclinio3, ricostruite nella loro dimensione reale, con le pitture copiate su tela a grandezza naturale: in entrambe era collocato al centro il sarcofago, di età ben più recente, che vi sarebbe stato rinvenuto. Discesi al piano interrato, si visitavano gli interni di altre tre tombe di Tuscania (due contenenti sarcofagi fittili, la terza imitante un colombario), la tomba tarquiniese del Morto e la tomba dipinta di Bomarzo con le sue pitture parietali e lo splendido sarcofago di Vel Urinate.