Giacomo Matteotti al Palio - Cronaca dell’aggressione al deputato socialista il 2 luglio 1923

Siena Contemporanea – Quaderni dell’Asmos, n. 4
- Autore: Paolo Leoncini
- Anno: 2004
- Formato: 15 x 21 cm.
- Pagine: 64 pp., ill.
- ISBN: 88-7145-207-0
Siena Contemporanea – Quaderni dell’Asmos, n. 4
Fra il novembre 1922 e lo stesso mese del 1923 furono più di mille gli episodi di squadrismo che Giacomo Matteotti documentò nella sua inchiesta intitolata “Un anno di dominazione fascista”. Aggressioni, bastonature, uccisioni di avversari politici, distruzioni di case del popolo, di sedi sindacali, di redazioni di giornali, scioglimento di consigli comunali socialisti, chiusura forzata di sezioni di partito.
Un quadro impressionante che da una parte documentava, con esattezza e quasi in tempo reale, l’entità e la durezza della violenza sui cui si reggeva il governo Mussolini, in piena continuità con gli innumerevoli atti di intimidazione, punitivi, terroristici compiuti dai fascisti prima della marcia su Roma. Dall’altra avrebbe dovuto togliere a quanti dicevano di credere nel sistema liberale e nella democrazia parlamentare l’illusione di poter normalizzare il fascismo, affidandogli, com’era accaduto, la guida politica del paese.
In quel durissimo atto d’accusa che, insieme all’ultimo discorso parlamentare, fu senza dubbio uno dei moventi che, il 10 giugno del 1924, avrebbero armato la mano di Arrigo Dumini e della sua squadraccia, si legge, al mese di luglio 1923, una notizia, riportata in modo tanto sintetico, quanto impersonale, senza aggiunta di particolari né di commenti, che quasi si perde nel profluvio di ragguagli sulla violenza nera: “Siena – Il deputato Matteotti, mentre passa con la famiglia, è aggredito da fascisti e costretto ad abbandonare la città. La polizia assiste inerme”.
Il fatto avvenne il giorno del Palio, che Matteotti era venuto a vedere. Il rullo dei tamburi, la sfilata delle comparse delle contrade per le vie del centro, l’attesa per la passeggiata storica e per la corsa non fecero da schermo all’odio politico, non ne determinarono la momentanea sospensione. Ebbero, se pure indirettamente, l’effetto opposto. Diluirono l’impatto di un’azione criminale. In pochi si indignarono. Molti gioirono. Nessuna autorità cittadina porse le scuse.
Ad ottanta anni di distanza dall’assassinio di Giacomo Matteotti, la decisione dell’Asmos di pubblicare lo scritto di Paolo Leoncini, che ricostruisce nel dettaglio quell’episodio sconosciuto ai più, ha il senso di aggiungere una goccia nel mare profondo della memoria dove vive la coscienza civile e politica della nostra città. E perché no, ha il senso di un piccolo gesto di riparazione.