Orbetello – Museo archeologico
I. Le collezioni
- Autore: Gabriella Poggesi
- Anno: 2010
- Formato: 16 x 24 cm
- Pagine: 264 pp., ill
- ISBN: 978-7145-270-8
I. Le collezioni
Da tempo l’Amministrazione Comunale di Orbetello e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana operano di concerto, riunendo risorse economiche e competenze professionali per promuovere la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione del vasto patrimonio archeologico esistente nel territorio, assai apprezzato da un sempre più folto numero di estimatori, attirati qui – oltre che dai segni della storia – anche dal fascino di un raro patrimonio naturalistico e ambientale.
Il restauro della cinta muraria di Cosa e la riapertura del Museo Archeologico di Orbetello costituiscono senza dubbio le tappe basilari di questo percorso condiviso, con importanti risultati in ambedue i casi: a Cosa, la realizzazione di un impegnativo intervento di restauro che fra il 1999 ed il 2010 ha interessato la straordinaria cinta muraria in opera poligonale della città romana – luogo strategico per la storia antica del territorio e parco archeologico di grande suggestione – consente oggi ai visitatori di percorrere esternamente il lungo tratto di mura compreso fra Porta Fiorentina e Porta Romana, dove la strada basolata segna il collegamento fra il foro urbano e l’area del porto; a Orbetello, l’apertura al pubblico del nuovo Museo Archeologico, avvenuta nel 2004, dopo una chiusura durata quasi quarant’anni, ha sanato un debito dolorosamente percepito dalla comunità orbetellana e dall’intera comunità scientifica.
Nel 1974, infatti, era stato definitivamente chiuso al pubblico lo spazio che – all’interno dell’edificio della Pretura – aveva ospitato dal 1954 l’Antiquarium comunale, istituito da Pietro Raveggi all’inizio degli anni Venti. In quell’occasione, i materiali archeologici che lo costituivano – documenti preziosi per la conoscenza della storia più antica del territorio – erano stati immagazzinati ed in seguito dimenticati per lungo tempo.
Dovevano passare molti anni prima che l’idea di restituire a questi reperti la loro funzione di testimonianza storica iniziasse a produrre una serie di effetti positivi, dalla mostra dedicata nel 1985 alla romanizzazione del territorio vulcente, alle lunghe operazioni di restauro e di catalogazione dei reperti, propedeutiche alla riorganizzazione di un nuovo idoneo spazio museale permanente. Questo spazio, individuato all’interno della Polveriera Guzman, ha richiesto complessi interventi conservativi sul monumento architettonico stesso – anch’esso “museo” oltre che contenitore di un “museo” –, dilatando oltremodo i tempi.
È soprattutto dagli inizi di questo secolo che una efficace azione di coordinamento fra i diversi soggetti coinvolti (Comune, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Soprintendenza per i Beni Architettonici di Grosseto e Siena), all’interno di un progetto condiviso, ha prodotto i risultati sperati, consentendo nel 2004 l’apertura del nuovo Museo.
E questa volta si tratta di un Museo particolarmente ricco, con le collezioni comunali affiancate da quelle statali, prestate dal Museo Nazionale di Firenze, note anche fuori dai confini nazionali per i raffinati bronzi e per le delicate oreficerie etrusche rinvenute nel territorio di Orbetello e di Talamone nel corso dell’Ottocento. Altrettanto ricco l’apparato didattico, che – partendo dalle diverse tipologie e produzioni ceramiche, metalliche, litiche – si prefigge il compito di suscitare curiosità sui molti temi che gli oggetti suggeriscono, costituendo un elemento essenziale per la migliore comprensione possibile dei contesti. In questa stessa ottica e quale doveroso completamento scientifico alla conoscenza del Museo, è stato concepito il catalogo che presentiamo, da utilizzare come agile strumento di consultazione nel corso della visita, ma anche come punto di riferimento per recuperare le informazioni scientifiche e bibliografiche necessarie ad approfondire i diversi temi trattati nell’esposizione