Fino ai primi anni Ottanta l’area corrispondente al Comune di Magliano in Toscana, ha conosciuto, come gran parte del confinante territorio maremmano della valle dell’Albegna, periodi alterni di interesse per il suo passato archeologico. Tralasciando quelle che appartengono all’antiquaria settecentesca e agli studi epigrafici ottocenteschi, le scoperte archeologiche più significative si sono concentrate in coincidenza di interventi di bonifica o di ristrutturazione agraria, che, nel corso del XX secolo, hanno profondamente interferito su un paesaggio rimasto essenzialmente intatto dalla Tarda Antichità. Per questo motivo la massa di documenti sul territorio maglianese, conservati negli archivi della Soprintendenza, trova negli anni Trenta il periodo più fecondo di segnalazioni di ambito etrusco e romano; successivamente – dopo la riforma dell’Ente Maremma degli anni Cinquanta – il flusso delle comunicazioni riprende negli anni Settanta, quando alle scoperte fortuite di strutture archeologiche si affiancano sempre più frequentemente le notizie allarmanti di scavo abusivo, un fenomeno nuovo per questo territorio, che prende di mira soprattutto le necropoli etrusche perché ancora pressoché vergini.
Sebbene la Soprintendenza, fin dai primi decenni del secolo XX, abbia rivolto attenzione e attività di ricerca e tutela in forma globale su tutte le evidenze archeologiche di questo territorio –fondamentale area di cerniera in età etrusca, come periferia e frontiera dell’agro vulcente, ma anche in età romana, come ambito precocemente romanizzato ed inserito nel sistema di controllo coloniale – è stato indubbiamente necessario, tra gli anni Settanta e soprattutto nel decennio successivo, concentrarsi sullo scavo di tutela, talvolta programmato, talvolta d’urgenza, di svariate necropoli etrusche, per la salvaguardia e il recupero delle strutture e dei reperti, esposti al rischio continuo di scavo abusivo. Sono così emersi aspetti originali o caratteristici di questo distretto della media valle dell’Albegna nell’Orientalizzante recente e nell’Arcaismo.
In quest’operazione di comune salvaguardia del patrimonio archeologico maglianese, si sono instaurati i primi preziosi rapporti di collaborazione con il Comune di Magliano, di cui si vuole ricordare la cordiale partecipazione di Alberto Rossini, assessore nei primi anni Ottanta, con i privati della zona, proprietari e appassionati, che hanno fornito segnalazione e aiuto spontaneamente, come i soci dell’Archeoclub di Scansano, collaboratori della Dott. Anna Talocchini negli anni Settanta, che si sono affiancati all’attività della locale Stazione dei Carabinieri, perennemente all’erta nella lotta contro i “tombaroli”.
Se dunque, forse anche sulla scorta di questi avvenimenti, le testimonianze di età etrusca apparivano al centro dell’attenzione generale, tanto da ingenerare, nella fantasia locale, un’incondizionata adesione alle vicende (presunte) di questa civiltà, in opposizione agli effetti (assolutamente nefandi!) dell’occupazione romana, gli aspetti di quest’ultima erano specifico oggetto delle indagini di superficie, condotte dall’équipe di Andrea Carandini, composta da studiosi e allievi di varie Università, nell’ambito del progetto di scavo della villa di Settefinestre e delle ricerche sulla Valle dell’Oro.
Il decennio successivo – finalmente raggiunta l’ottica di un’affermata consapevolezza della necessità di proteggere il patrimonio archeologico del territorio, come elemento fondamentale della propria identitità da parte della popolazione locale – ha visto l’attività della Soprintendenza progressivamente avviata ad impegni di scavo programmato e più diffusamente, di verifica e controllo nella prassi di tutela. Rispondono a quest’ottica gli scavi delle necropoli etrusche del Sassone, alle porte di Magliano, di Poggio delle Sorche, dell’insediamento etrusco tardo-classico sempre di Poggio delle Sorche, l’indagine archeologica propedeutica al restauro della canonica di S. Bruzio.
A questa attività si sono affiancate le iniziative dell’Amministrazione Comunale per la valorizzazione dei reperti e dei siti archeologici, avviate d’intesa con la Soprintendenza, come l’apertura, nel 1995, del Centro di Documentazione Archeologica, progettato da Antonella Vitiello e come il progetto, in gran parte realizzato, ma non ancora completato, del Parco Tematico degli Etruschi, finalizzato alla piena fruizione delle necropoli di S. Maria in Borraccia, Cancellone e Sassone.
Oggi, in un clima mutato per la maggiore sensibilità verso i beni culturali, in cui si affacciano prospettive di nuove opere pubbliche infrastrutturali, tutela e salvaguardia delle evidenze archeologiche impongono alla Soprintendenza una conoscenza sempre più capillare del territorio. Per far fronte a questi suoi compiti istituzionali e per programmare l’attività futura di tutela e valorizzazione con maggiore coerenza, è nata la proposta di una ricognizione di superficie mirata, in cui il ricorso ad apparecchiature elettroniche, agevolasse la possibilità di documentazione.
Il progetto elaborato nei dettagli e presentato da Marco Firmati, archeologo da tempo collaboratore della Soprintendenza, con lo scopo di verificare il grado di attendibilità odierno delle segnalazioni presenti negli archivi della Soprintendenza, o in altre fonti attendibili, comprese quelle orali raccolte in situ, è stato con entusiasmo accolto dal Comune di Magliano, che ha dato il suo appoggio e finanziamento. Nella realizzazione Marco Firmati si è avvalso della consulenza tecnica di Alessio Salvini e, per la toponomastica e la topografia dei luoghi, di Simona Marianelli, anch’essi collaboratori della Soprintendenza. La scelta dei siti, ad una prima valutazione, può apparire casuale, in realtà, sono stati affrontati, secondo una scala di priorità definita, i siti oggetto di segnalazioni più datate (area a nord e nord-ovest di Magliano) o non verificate in precedenza (località Sassaie; Fabbrica; area di Montiano), quelli maggiormente esposti a rischio. L’elemento che accomuna la quasi totalità dei siti è la pertinenza ad insediamenti romani, di varia natura, soprattutto case o fattorie e, talvolta, vici o pagi, in cui la quantità di reperti raccolti in superficie – parzialmente esposti al Centro di Documentazione – è sorprendente, soprattutto se si considera il forte grado di sfruttamento agricolo del territorio.
Con la serata del 9 agosto 2003 sono stati presentati per la prima volta al pubblico i risultati della campagna di ricognizioni 2002-2003, che si spera sia seguita da una seconda serie di indagini, promossa dal Comune di Magliano, mentre fin d’ora si può annunciare l’impegno della Soprintendenza per un primo scavo di accertamento nell’area urbana di Heba, colonia che, sulla base dei reperti raccolti in superficie, sembra ormai indubitabilmente databile in età post-sillana.
Il successo della serata e l’impegno dell’Amministrazione Comunale, in particolare della Dott. Cinzia Severi, ha reso possibile, in tempo record, l’edizione degli atti, che si presentano anche come un catalogo dell’esposizione dei reperti, raccolti durante le ricognizioni ed esposti come si è detto nel Centro di Documentazione.